Rapporto informativo, database U.S.S. Curie

Sezione pianeti e popolazioni

SpecieOggetto: Vulcano e la sua popolazione

Data stellare: 05082.4

   

 

Breve storia vulcaniana

Specie umanoide originaria del pianeta Vulcano e caratterizzata dalle note orecchie appuntite, i Vulcaniani (catalogati come razza 3259 dai Borg) in passato erano un popolo violento e passionale la cui società era sempre in guerra. Divisa in città stato dotate di diversi ordinamenti politici e credenze religiose, la popolazione era continuamente in conflitto, specialmente a causa della scarsità d’acqua determinata dal clima particolarmente caldo ed arido.

Tuttavia circa 2000 anni fa l’antico filosofo Surak, considerato il padre della civiltà vulcaniana, portò il suo popolo a rifiutare le emozioni per dedicarsi alla filosofia della logica pura, ponendo fine ad una sanguinosa guerra civile che imperversava sul pianeta. Questa vera e propria rinascita culturale è conosciuta come “Tempo del Risveglio”. Oggi la società vulcaniana è basata interamente sulla logica e ogni dimostrazione di emozione è considerata socialmente inaccettabile. Particolarmente importante risulta in quest’ambito la filosofia dell’IDIC, Infinite Diversità in Infinite Combinazioni, caposaldo del nuovo ordine fondato da Surak. L’insieme delle nuove dottrine introdotte da Surak e fondate sul principio della Ctia (logica), furono oggetto di una serie dibattiti ideologici dovuti principalmente alla mancanza di informazioni che non fossero unicamente orali. Una svolta epocale si ebbe nel 2154 grazie al ritrovamento di un manufatto leggendario, il Kir’Shara, contenente tutti gli scritti di Surak.

         Tuttavia non tutta la popolazione vulcaniana approvò il cambiamento di rotta    incoraggiato da Surak. S’Task, pupillo di Surak e suo più fedele discepolo si trovò in disaccordo, durante la guerra civile, con il maestro e la sua filosofia pacifista, per motivi che ad oggi non sono ancora del tutto chiari. Il giovane allievo decise tuttavia di non tentare di opporsi attivamente a Surak per paura che il pianeta  potesse tornare alle precedenti condizioni barbariche. Preferì perciò lasciare  Vulcano con un piccolo gruppo di seguaci. La scoperta da parte di questo ristretto  gruppo di un sistema planetario abitabile orbitante attorno alla stella 128 Trianguli,  diede inizio allo sviluppo di quella che ora è la fiorente civiltà romulana. La vita su Romulus non fu inizialmente facile e soprattutto durante i primi anni venne replicata in certa misura la struttura sociale precedentemente presente su Vulcano, finché, circa alla fine del settimo decennio dall’arrivo degli esuli, venne instaurato il primo governo militare da parte del comandante T’Rehu, che avrebbe poi forgiato la successiva storia del pianeta.

I Vulcaniani sono da parecchi secoli attivi esploratori della galassia. Inoltre, essi sono la prima razza aliena venuta in contatto con la popolazione terrestre. Il primo contatto avvenne a Bozeman, nel Montana, il 5 aprile 2063 ad opera di una nave vulcaniana in missione esplorativa nel sistema solare terrestre. La nave, che inizialmente non aveva interesse per il terzo pianeta del sistema (benché alcune missioni esplorative fossero state compiute già dalla seconda metà del XX secolo), venne attirata dalla traccia di curvatura della Phoenix. Zephram Cochrane, scienziato terrestre dell’epoca e pilota della Phoenix, inaugurò con il suo volo di prova una nuova era di pace per il proprio pianeta devastato dalla Terza Guerra Mondiale.

Nel 2161 Vulcano e la Terra furono tra i pianeti fondatori della Federazioni Unita dei Pianeti e la razza vulcaniana diede un significativo apporto alla Costituzione della Federazione redatta nello stesso anno.

Un importante contributo venne dato inoltre in appoggio alla creazione, da parte terrestre, della Flotta Stellare con cui l’Alto Comando vulcaniano collaborò fin dall’inizio del XXII secolo.

Il pianeta

Patria della razza vulcaniana, Vulcano è un pianeta di classe M, caldo e arido, condizioni che hanno dato origine al modo di dire "caldo come Vulcano". La sua gravità è leggermente superiore a quella terrestre, così come la lunghezza del giorno, mentre l’atmosfera è decisamente rarefatta, condizione che rende il soggiorno su questo pianeta più difficilmente sopportabile dalla maggior parte dei non Vulcaniani.

Siti di particolare interesse storico/geografico sono il Monte Seleya e il tempio di Amonak, uno dei luoghi più sacri di tutto Vulcano, il santuario di T'karath e l'altopiano di Gol. Particolarmente spettacolare si presenta la catena montuosa detta "Fornace di Vulcano",  mentre affascinante per la sua cruda inospitalità risulta la distesa detta "Fire Plains". Altri siti di grande bellezza sono il lago Yaron, il Mar Piccolo e il monte T’Gaar Heya.

Vulcano ospita nella città di Shi Khar l’illustre Accademia delle Scienze, uno dei migliori centri di ricerca e sviluppo della Federazione. L’Accademia ha avuto un ruolo importante nello sviluppo di numerosi campi di ricerca, tra cui quello della classificazione planetaria. Classe M è infatti, la contrazione della parola Minshara, che indica appunto un ambiente atto ad ospitare la vita, caratterizzato da temperature che permettano l’esistenza di acqua allo stato liquido e atmosfera composta soprattutto da ossigeno e azoto. Altra importante città è Vulcana Regar, sede di alcuni tra i più importanti organi di governo vulcaniani. Da segnalare anche la regione di Raal bagnata dal Mar Voroth. Particolarmente famosa infine è la provincia di Kir che ospita un ordine di monaci dediti alla pratica del silenzio.

IL PIANETA VULCANO (da ST4)Astronomicamente parlando, Vulcano si trova a circa 16 anni luce di distanza dalla Terra, non distante da Betazed, Andoria, Tellar e Alfa Centauri. Inoltre ha un pianeta gemello, T’Kut, con cui ruota attorno al proprio sole in relazione troiana e a cui si avvicina approssimativamente ogni 7 anni. Le informazioni sulla presenza di lune sono incerte a causa di fonti contradditorie.

 

Vulcano: uno sguardo al cielo

 

Nome indigeno

T'Khasi

Nome del sistema

40 Eridani A

Posizione nel sistema

3

Classe

M

Gravità

1,15 g

Diametro

9.700 Km

Circonferenza equatoriale

30.500 Km

Superficie totale

295.600.000 Kmq

Percentuale terre emerse

86%

Superficie terre emerse

221.700.000 Kmq

Lunghezza del giorno

27 ore

Atmosfera

Rarefatta

Clima medio

Terrestre caldo

Popolazione

14,9 miliardi

Forma di vita dominante

Vulcaniano

Ci sono stati nel corso degli ultimi anni parecchi tentativi di determinare quale potesse essere nella realtà la stella del sistema vulcaniano. La scelta cadde inizialmente sulla stella Epsilon Eridani, poi scartata dopo aver realizzato che, per motivi puramente cronologici, la vita non avrebbe potuto in quel sistema svilupparsi oltre lo stadio di batteri.

La seconda scelta, 40 Eridani, si rivelò più azzeccata, soprattutto in considerazione del fatto che su uno dei pianeti orbitanti attorno ad essa potrebbe effettivamente essersi sviluppata vita intelligente. 40 Eridani, anche nota come Omicron 2 Eridani, e’ un affascinante sistema ternario sito ad una distanza di soli 4,9 parsec (circa 16 anni luce) dalla Terra. Il sistema consiste di 3 stelle: 40 Eridani A, B, e C.

Visto da Vulcano: Perché 40 Eridani A (il sole di Vulcano) brilli nel cielo di Vulcano approssimativamente con la stessa magnitudine con cui il Sole brilla nel nostro, Vulcano deve orbitare a una distanza di 0,56 U.A., circa 84.265.000 Km. (equivalenti ad un orbita solare a mezza strada tra Mercurio e Venere). A questa distanza, 40 Eridani A apparirebbe da Vulcano come un disco di 0,86 gradi in diametro, circa il 62% più largo di quanto ci appaia il Sole, la cui luce sarebbe decisamente di colore arancio. 40 Eridani B e C sono troppo lontane da 40 Eridani A per apparire come dischi ad un osservatore su Vulcano; esse dovrebbero apparire a occhio nudo come punti di luce, molto luminosi ma puntiformi. 40 Eridani B apparirebbe come una ardente stella bianco-argento splendente a magnitudine -7,4 nel cielo di Vulcano (circa 16 volte più luminosa di quanto Venere appaia nel nostro cielo). 40 Eridani C invece apparirebbe come una brillante stella rosso sangue di magnitudine -6,3 (circa 6 volte più brillante della più brillante Venere mai vista). Naturalmente la distanza apparente tra B e C cambierebbe in funzione dell’orbita dell’una rispetto all’altra, ma per un osservatore su Vulcano, apparirebbero sempre vicine. Sia B che C sono abbastanza luminose da essere facilmente visibili di giorno nel cielo di Vulcano, benché (a quella distanza) non dovrebbero portare alcun reale contributo a Vulcano in termini di luce e calore. Di notte esse dovrebbero brillare con una  magnitudine combinata di -7,8, circa 22 volte più brillanti della più brillante Venere, benché soltanto 1/47esimo della luminosità della nostra luna piena. Questa luminosità potrebbe comunque essere abbastanza forte per disturbare il lavoro degli astronomi vulcaniani.

Visto dalla Terra: Possiamo uscire stanotte e trovare il sole di Vulcano e le sue due stelle compagne? Il sistema ternario 40 Eridani (Omicron 2 Eridani su alcuni atlanti stellari) e’ localizzato nella costellazione Eridano; il sistema brilla nel nostro cielo con una magnitudine di 4,4 (facilmente visibile, ma non molto forte). Piccoli telescopi mostreranno 40 Eridani A vicino ad una stella singola bianca (in realtà B e C ma i piccoli telescopi non riescono a separarle). Con un telescopio più grosso sarà possibile vedere separatamente B e C, così il sistema si mostrerà in questo modo:

                                     * (A)

               * (B)

                * (C)

 

   

 

Società 

Per quanto riguarda la società vulcaniana e in particolare l’ordinamento governativo e giuridico del pianeta, le informazioni in nostro possesso sono attualmente piuttosto scarse. Tuttavia è possibile, partendo dalle nostre poche conoscenze azzardare delle ipotesi verosimili.

Monte SeleyaDal punto di vista dell’ordinamento governativo, non si possiede alcuna informazione certa. Si è tuttavia a conoscenza del fatto che la prima moglie dell’ambasciatore Sarek, illustre diplomatico vulcaniano, fosse, per ammissione di atti ufficiali, una “principessa vulcaniana”. Ovviamente tale titolo potrebbe essere una semplice indicazione dell’alto status sociale della prima consorte dell’ambasciatore, tuttavia, partendo dal presupposto che in una società logica e razionale come quella vulcaniana sia quanto meno poco sensato mantenere titoli nobiliari non attinenti a reali cariche governative, si potrebbe avanzare l’ipotesi che il sistema governativo vulcaniano sia almeno l’evoluzione di una monarchia planetaria. Chiaramente tale tipologia di governo sarebbe in tutto e per tutto analoga alle forme repubblicane e democratiche attualmente vigenti sulla maggior parte dei mondi evoluti (il che comprenderebbe organi di governo parlamentari e divisione dei poteri). Non si possiede alcuna informazione circa la presenza o meno di diversi orientamenti politici (nel qual caso non si tratterebbe di veri partiti, ma di normale differenze di pensiero perfettamente naturali in una società di individui liberi).

Per quanto riguarda l’inserimento nella Federazione, Vulcano risponde, come ogni suo membro, alle norme prescritte dalla Costituzione e suoi rappresentanti fanno presumibilmente parte del  Consiglio della Federazione. Interessante, a proposito di politica estera, è l’esistenza di una piccola percentuale di Vulcaniani che hanno dato vita ad un movimento separatista. Tale movimento xenofobo auspicherebbe un completo isolamento di Vulcano per correggere una presunta “contaminazione” portata da altri popoli nei confronti dei Vulcaniani. Un altro movimento radicale è quello dei Syrranniti, un gruppo che si nasconde prevalentemente nel deserto e di cui non si hanno informazioni precise.

Dal punto di vista del diritto interno, la situazione è ugualmente  incerta. Ancora una volta si procederà per ipotesi. Del diritto vulcaniano si sa per certo che esistono “leggi ed usanze” (come la stessa Alta Sacerdotessa T’Pau le ha definite) particolari che non possono essere applicate ai non Vulcaniani senza il loro consenso o soltanto a seguito di gravi violazioni. Tralasciando le usanze del popolo vulcaniano che concernono chiaramente le antiche tradizioni di questo popolo, prendiamo invece in considerazione le sue leggi.

Da un punto di vista giuridico è ipotizzabile che il codice penale vulcaniano sia basato su una serie di norme generali ma chiare e soprattutto non contraddittorie, la cui applicazione in sede di processo è affidata alla discrezione di un giudice. La qual cosa risulta particolarmente sensata riflettendo sul fatto che un giudice vulcaniano dovrebbe rappresentare idealmente l’esempio più lampante di arbitro razionale e imparziale. Alternativa ad un sistema di norme generali che limitino maggiormente la discrezionalità del giudice sarebbe un sistema di normative dettagliate volte ad inquadrare con grande precisione gli accadimenti che portano al compimento del reato. Il difetto intrinseco in questo sistema sarebbe però quello di non poter prevedere tutti i casi possibili e le possibili variabili. Si finirebbe quindi, nel tentativo di giungere ad un risultato “completo”, per avere un grandissimo numero di norme complicate e, con molta probabilità, persino oscure o contraddittorie. Il che costituisce una linea di condotta chiaramente illogica. Documento di  grandissima importanza, in quest’ambito, è la Carta dei Diritti dei Vulcaniani, la quale garantisce i diritti di libertà personale di ciascun cittadino vulcaniano. Il diritto processuale è presumibilmente paragonabile a quello in vigore su altri mondi evoluti (possibilità dell’accusato di difendersi, diritto per l’imputato di conoscere l’accusa, ecc.). In mancanza di notizie più precise non possiamo tuttavia escludere la presenza di usanze particolari del popolo vulcaniano.

PANORAMA (da ST1)Per quello che concerne le pene comminate ai colpevoli (non è assolutamente escludibile la presenza di “criminali” su Vulcano - siamo a conoscenza di un certo numero di esempi riguardo a soggetti di origine vulcaniana che abbiano commesso reato - si può presumere che, malgrado il vecchio detto secondo cui i Vulcaniani non mentono mai, un Vulcaniano sia perfettamente in grado di mentire o commettere reato, nel vero senso del termine, nel caso in cui lo ritenga l’azione più logica da compiere in quel momento) non abbiamo quasi alcuna informazione. Sappiamo da fonti certe che è previsto l’esilio per chi abbia violato in modo grave principi ideologici fondamentali e sono noti esempi in cui la tecnica della fusione mentale vulcaniana sia stata usata nell’ambito di interrogatori (durante le indagini riguardanti la conferenza di Khitomer). E’ tuttavia da escludersi la possibilità di pene che utilizzino queste tecniche, se non a fini terapeutici nel caso di soggetti con problemi di carattere psichico, e della pena di morte.

Per quanto riguarda il diritto civile, sappiamo per certo che la legge vulcaniana ammette il commercio e l’iniziativa economica individuale con tutte le sue caratteristiche (libero mercato, ricerca del profitto, ecc.), la proprietà privata e la trasmissione di quest’ultima per ereditarietà. Inoltre nella cultura vulcaniana è ammessa l’eutanasia nel caso di persone anziane affette da gravi infermità.

Infine, in quanto governo indipendente e pur avvalendosi in caso di necessità della Flotta Stellare, Vulcano ha ed ha avuto per lungo tempo una propria organizzazione di difesa.

Matrimonio e famiglia 

Pur essendo un popolo estremamente tollerante per via della propria filosofia pacifista (l’IDIC ne è il più chiaro degli esempi), i Vulcaniani sono anche un popolo profondamente tradizionalista e, nonostante tutto quello che riguarda la storia di Vulcano prima del Tempo del Risveglio sia considerato in qualche modo fonte di profondo disappunto, le tradizioni antiche, in particolare quelle istituite da Surak in poi, sono sentite molto profondamente.

Uno degli elementi che maggiormente hanno a che fare con la tradizione è la concezione del matrimonio, in particolare in relazione al concepimento dei bambini, argomento che i Vulcaniani considerano inappropriato discutere con gli stranieri. Per stessa ammissione di alcuni Vulcaniani, la scelta di concepire un figlio è una scelta illogica (anche se questo chiaramente non significa che i Vulcaniani non amino i loro figli). Si potrebbe infatti argomentare che non esiste un motivo logico per avere un figlio: è un impedimento, limita, richiede una quantità enorme di tempo ed attenzione. Quindi, per una razza le cui azioni sono tutte dettate dalla logica, questo avrebbe come conseguenza necessariamente l’estinzione della razza, fatto ovviamente ancora più illogico. In questo caso la continuazione della specie diventa un obbligo e una seccatura, ma anche vivere con una situazione così gravosa non è logico.  Ragion per cui, l’organismo vulcaniano si è sviluppato così che logica e razionalità non abbiano a che fare con il concepimento. A causa di questo fatto Grazie a ciò, tutti i Vulcaniani di entrambi i sessi, raggiunta la maturità e fino ad età piuttosto avanzata (sembra, infatti, che la quantità di libido aumenti con l’età) subiscono, ogni sette anni circa, il Pon Farr, durante il quale l’individuo è spinto all’accoppiamento. Un Vulcaniano che non assecondi il Pon Farr può incorrere in gravi conseguenze e anche morire. Le usanze matrimoniali sono sostanzialmente basate su questo fatto.

E’ comune per i genitori scegliere un partner per il proprio figlio quando questi ha circa 7 anni. Viene quindi celebrata una cerimonia durante la quale tra i due bambini viene instaurato un primo legame mentale simile, anche se meno intenso, a quello che verrà poi instaurato con il successivo matrimonio. Grazie a questo legame i due sono portati a riunirsi al momento di entrare nel primo Pon Farr. Solo allora viene celebrato il matrimonio vero e proprio e viene consumata l’unione.

Esiste nella cultura vulcaniana la possibilità di una sorta di “divorzio” secondo un rituale curiosamente antico, il Kal-if-fee. Con questo rituale una donna vulcaniana può decidere di lasciare il proprio partner, scegliendone un altro che combatterà per lei contro il precedente marito in un duello rituale, o combattendo autonomamente per la propria libertà.

E’ interessante a questo proposito considerare brevemente la questione della parità dei sessi all’interno della società vulcaniana. Sebbene sotto alcuni aspetti possa apparire il contrario (ma sarebbe bene tener conto che nel kal-if-fee, per esempio, è la donna a decidere l’eventuale “divorzio”), sulla base delle informazioni pervenuteci è ragionevole pensare che la società vulcaniana sia prevalentemente di stampo matriarcale. Quasi tutte le più alte cariche di Vulcano sono ricoperte da donne, cariche quali direttrice dell’Accademia delle Scienze, Alta Sacerdotessa o Maestra del Kolinar. Anche se ovviamente non mancano esponenti di spicco di sesso maschile, sembrano essere in minoranza e spesso in posizione subalterna rispetto a colleghi di sesso opposto. Inoltre vige su Vulcano un’antica tradizione secondo la quale dare ad un bambino maschio il nome della Madre Anziana (una sorta di matriarca della famiglia paterna) è uno dei più grandi onori che una madre (solo una madre) possa tributare ad un figlio e si dice sia presagio di un grande avvenire.

Particolare è la condizione dei figli illegittimi. Al contrario dell'equivalente terrestre, il figlio illegittimo vulcaniano è considerato una persona a cui è stato fatto un torto dai suoi genitori e gli viene resa giustizia in ogni modo possibile, compresa l'attribuzione di una piena posizione ufficiale in entrambe le famiglie.

 

Rituali

Una delle pratiche tradizionali più importanti della civiltà vulcaniana è il Kolinar, una disciplina rigorosa che si prefigge la purificazione di tutte le emozioni, per ritrovarsi in uno stato di logica totale. Tale disciplina è praticata da vari ordini di monaci vulcaniani, che si ritirano per lo più a vivere in luoghi isolati, uno dei più famosi dei quali è il Tempio di Amonak. Uno dei più illustri maestri di questa disciplina è l’Alta Sacerdotessa T’Sai.

Un’altra pratica utile per il controllo delle emozioni è la disciplina chiamata Tarul-etek, molto simile ai film horror terrestri, che usa immagini particolari per provocare paura, in modo da capire quanto bene si riesca a sopprimere le emozioni. Una terza pratica è la T'san s'at, la scomposizione intellettuale degli schemi emotivi al fine di eliminare tutte le emozioni.

Per quanto riguarda, poi, riti e festività, sembra che i Vulcaniani non ne abbiano molti. Escludendo i riti connessi al matrimonio e i canti funebri, si hanno informazioni di pochi altri rituali. Il Kal Reek è una festa tradizionale dedicata al silenzio, alla meditazione e alla solitudine ancora in uso oggi. Si hanno inoltre notizie di antiche celebrazioni, cadute oggi in disuso, quali il Rumeri, una festività pagana del passato che prevedeva che tutti, maschi e femmine, uscissero all'aperto seminudi e ricoperti da uno scivoloso grasso di rilanico, giocando a rincorrersi (di questa pratica però si hanno scarse e poco attendibili informazioni), il Fullara, già in disuso nel 2152, che sarebbe consistito nella soppressione della memoria, a scopo forse terapeutico, di un particolare evento insieme alle emozioni associate ad esso, il Tal'oth, rituale in cui un giovane deve sopravvivere quattro mesi nel deserto portando con sé solamente una lama rituale, e infine il Toriatal, antica sfida rituale, risalente ai tempi precedenti a quelli di Surak (chi lancia la sfida, intona solennemente le seguenti parole “T'kevaidors a skelitus dunt'ryala aikriian paselitan... Toriatal”. Secondo l'antica legge, lo sfidato è obbligato ad accettare. Due fazioni vulcaniane in lotta tra loro, erano solite scegliere i loro campioni per rappresentarle, e accettavano la vittoria o la sconfitta sulla base The first Vulcan to make overt contact with humanitydell'esito di quel singolo combattimento all'ultimo sangue).                          

Tuttavia il più sacro dei riti è senz’altro, su Vulcano, la fusione mentale permessa dalle capacità telepatiche vulcaniane. Durante questo vero e proprio rituale due persone vengono collegate telepaticamente, condividendo ognuna conoscenze e ricordi dell’altra. La fusione mentale è considerata un’esperienza estremamente personale e intima che instaura un forte legame tra le due persone coinvolte (che non devono necessariamente essere entrambe vulcaniane). Scientificamente il processo viene definito come sostituzione dello schema sinaptico.

Pare inoltre che un'esigua minoranza di Vulcaniani, presenti abbia la capacità di trasferirsi reciprocamente pensieri e memorie e l'abilità di condividere le emozioni; ogni membro di questa minoranza può iniziare una fusione mentale di questo tipo, ogni Vulcaniano può esserne “vittima” e chi sceglie di fondersi mentalmente con i Melders viene considerato alla loro stessa stregua. Infatti i Melders nascono con queste facoltà e, almeno fino al 2152, sono stati considerati come un'aberrazione, dal momento che questo tipo di comportamento è giudicato inaccettabile dalla civiltà vulcaniana. Molti Melders sono fuggiti da Vulcano a causa della ghettizzazione e delle persecuzioni subite durante gli anni. Alcuni Melders possono contrarre la sindrome di Pa'nar, che si trasmette tramite la fusione mentale; questa malattia viene, quindi, considerata una sorta di marchio infamante nell'ambito della civiltà vulcaniana.

La tecnica della fusione mentale può essere utilizzata per vari scopi oltre a quello della condivisione di conoscenza, per esempio al fine di aiutare un’altra persona ad affinare le proprie capacità psichiche. La fusione mentale viene utilizzata anche a fini terapeutici, come nel caso del Fal-tor-voh. In questo caso una persona colpita da una particolare malattia neurologica che sia ai primi stadi può essere restituita alla salute tramite fusione mentale con un individuo compatibile, possibilmente un parente. Un altro rituale connesso alla fusione mentale è il Far-tol-pan, tecnica che consiste nel restituire il katra al corpo cui appartiene grazie ad una fusione mentale simultanea tra la persona che custodisce il katra e il corpo originario della persona a cui il katra deve essere restituito. Ovviamente questa cerimonia non ha luogo molto Simbolo dell'IDICspesso e si dice che solo alcuni tra i maestri del Kolinar siano in grado di compierla.

A questo proposito assume particolare importanza il concetto di katra. Il katra è per i Vulcaniani l’equivalente dell’anima, una sorta di archivio di tutti i ricordi e le esperienze dell’individuo stesso, la sua stessa essenza,  che in questo modo non scompare nel momento della morte (che rappresenta per i Vulcaniani solo la fine di un lungo viaggio). In teoria il katra può venire conservato nel corpo di un altro individuo o in particolari “contenitori”. Si dice che in una sala segreta del tempio di Amonak siano conservati i katra di numerose personalità vulcaniane del passato. Sembra inoltre che il destino più terribile sia lo spargimento del katra al vento. È anche tradizione vulcaniana compiere una fusione mentale con un amico, poco prima della morte, affinché parte delle proprie esperienze rimanga intatta nel ricordo di un altro. Pur non trattandosi di un culto, il katra è quanto di più vicino ad una religione, o perlomeno ad una filosofia di vita dopo la morte, presente su Vulcano. E’ interessante inoltre notare che per eseguire correttamente la fusione mentale i Vulcaniani sono soliti premere con le dita alcuni punti particolari su viso dell’individuo con cui ci si collega telepaticamente, chiamati appunto punti katra.

 

Arte e cultura

Nella cultura vulcaniana è frequente l’uso di giochi e rompicapi di logica utilizzati per affinare le proprie capacità ed abilità. Uno di questi è il Kal-toh. Si tratta di un rompicapo molto complesso che mette alla prova equilibrio e concentrazione. Dalla forma vagamente sferica, di circa 20 centimetri di diametro, il Kal-toh è costituito da piccole barrette di cristallo metallico chiamate t’an connesse le une alle altre in una forma che inizialmente sembra caotica. Il giocatore deve posizionare le barrette t’an sul Kal-toh per introdurre ordine e simmetria nel disordine. 

Inoltre, per recuperare il controllo della propria mente, i Vulcaniani praticano un gioco chiamato Keethara. Questo gioco aiuta a meditare in solitudine e consiste nella costruzione di una struttura di modeste dimensioni con dei piccoli “mattoncini”. Per essere costruito il Keethara richiede un equilibrio perfetto e senso dello spazio; inoltre aiuta a focalizzare i pensieri e a perfezionare il controllo. L'aspetto non è predefinito e di solito riflette il pensiero di chi lo edifica, quindi è diverso per ogni persona. Si esegue il rituale citando queste parole: “Struttura, logica, funzione, controllo. Una struttura non può reggersi senza fondamenta. La logica è il fondamento della funzione. La funzione è l'essenza del controllo. Io possiedo il controllo. Io possiedo il controllo”.

Finalizzate al controllo della mente e alla disciplina oltre che alla difesa sono anche le arti marziali vulcaniane,  insegnate all’istituto vulcaniano delle Arti di Difesa, la più nota delle quali è la Tal-shaya. Tali discipline sono particolarmente complesse e difficilmente apprendibili dai non Vulcaniani, in particolare per quanto riguarda la nota presa al collo, la quale sfrutta la pressione di  un particolare punto nervoso sulla spalla per ridurre temporaneamente all’impotenza l’avversario.

Per quanto riguarda l’arte, i Vulcaniani sono famosi soprattutto per la musica. Gli strumenti più noti sono senza dubbio l’arpa e il liuto vulcaniani. Il liuto vulcaniano, in particolare, è uno strumento musicale a cinque corde basato su una scala diatonica. Una delle canzoni che possono essere accompagnate da questo strumento è I viaggi di Felor, una storia composta da 348 versi che parla di un facoltoso mercante che partì per un viaggio per allargare i suoi orizzonti. Sfidando la tempesta attraversò il mar Borot e raggiunse le spiagge buie di Rahal, dove la vecchia T'Para dispensava la verità. Eccone un estratto:                                                                                                                                                              

                                                                Spock greets other Vulcans“He travelled through the wind swept hills,

and cross the Veran fire plains

to find the silent Monsav Kur

still unfulfilled he journeid home

told stories of the lessons learned

and gain true wisdom by the giving”.

Inoltre è interessante notare una curiosa norma del galateo vulcaniano che prescrive di non toccare in nessun caso il cibo con le mani. A questo proposito va anche aggiunta una seconda informazione: che, soprattutto nei primi decenni del XXIII secolo, era diffuso tra gli umani il pregiudizio che una delle maggiori maleducazioni possibili fosse toccare un Vulcaniano (si era addirittura arrivati ad ipotizzare che il contatto fisico potesse risultare spiacevole per i Vulcaniani stessi a causa delle loro doti telepatiche, ipotesi chiaramente priva di alcun fondamento scientifico). E’ possibile che questo pregiudizio sia nato dall’usanza vulcaniana di sollevare la mano destra in segno di saluto (gesto che non prevede contatto, come si può vedere dall’immagine sopra) recitando il ben noto augurio “Lunga vita e prosperità”. Infine, per quanto riguarda la lingua vulcaniana, le nostre informazioni sono alquanto scarne, tuttavia da recenti studi si è potuto desumere un piccolo dizionario di Vulcaniano che viene riportato qui di seguito

 

VULCANIANO ITALIANO
AREV VENTO DEL DESERTO
BELAK-PAAR AUTOCOMMISERAZIONE
K'HO-NAR SENTIRSI COMPLETAMENTE ESPOSTO
KAL-IF-FEE SFIDA
KAR-SELAN ATTIVITA' CEREBRALE
KAHSWAN RITUALE DI INIZIAZIONE PER I GIOVANI VULCANIANI
KATRA CONCETTO VULCANIANO DI ANIMA
KEETHARA EDIFICIO DELL'ARMONIA
KOON-UT SO'LIK PROPOSTA DI MATRIMONIO
KOON-UT-KAL-IF-FEE MATRIMONIO O SFIDA
KRENATH TERMINE CHE INDICA LA CONDIZIONE DI ILLEGITTIMITA' DI UN FIGLIO VULCANIANO
LANKA-GAR UCCELLO PREDATORE NOTTURNO
LE-MATYA PREDATORE DOTATO DI ARTIGLI VELENOSI
LIRPA ANTICA ARMA VULCANIANA
MOL-KOM CALMA, SERENITA'
PLAT-TOW FEBBRE DEL SANGUE
PONFO MIRRAN INSULTO
RELDAI LEADER RELIGIOSO DI SESSO FEMMINILE, PRINCIPESSA
SENAPA ANTICA ARMA VULCANIANA IN OSSIDIANA, SIMILE A UNA FALCE, INTRISA DI VELENO LETALE
SHON-HA'LOK LA MORSA. LA FORMA DI EROS PIU' INTENSA E PIU' PERICOLOSA A LIVELLO PSICOLOGICO: IL COLPO DI FULMINE
SOO-LAK TERZO INCOMODO
T'RAYLYA OHM T'AIR RAS PERDONAMI, FRATELLO MIO! (vulcaniano antico)
TEKLA TIPO DI LEGNO
V'TOSH KA'TUR VULCANIANI SENZA LOGICA
VALIT PICCOLA CREATURA CAPACE DI SCAVARE ANCHE ATTRAVERSO IL TERRENO PIU' DURO ADATTANDO LE SUE MANDIBOLE
VIC-TOOR E SMURSMA LUNGA VITA E PROSPERITA'
VREKASHT ESILIATO, REIETTO. ESSERE DICHIARATO VREKASHT DAL PROPRIO PADRE, PER UN VULCANIANO, E' PEGGIO CHE ESSERE DISEREDATO

 

Fisiologia

Benché i Vulcaniani siano esteriormente assai simili agli esseri umani e a numerose altre specie umanoidi a base di carbonio esistenti nella galassia, la loro fisiologia presenta alcuni tratti peculiari, derivanti dal processo di evoluzione ed adattamento alle condizioni particolari del pianeta. L’ipotesi scientifica più accreditata, utilizzata per spiegare questa incredibA perplexed Tuvok ile somiglianza, tralasciando l’ipotesi che un’antica razza abbia sparso il proprio DNA nei mari di numerosi pianeti, è quella della convergenza evolutiva, che consiste sostanzialmente nel riutilizzo, in ambienti similari, da parte della natura di schemi evolutivi che si sono rivelati vincenti. Questo ovviamente comporta in ogni modo una certa dose di diversità dovuta all’evoluzione in condizioni ambientali anche profondamente differenti. Per quanto riguarda la fisiologia vulcaniana, ci sono un certo numero di differenze da rilevare. La prima differenza riguarda sostanzialmente il sistema cardiocircolatorio vulcaniano. Nell’organismo vulcaniano, infatti, il cuore non è posizionato al centro del torace come in un essere umano, ma nel quarto inferiore destro del torace. Sul motivo di tale disposizione sono state avanzate varie ipotesi. La prima si basa sulla considerazione che, essendo la gravità di Vulcano più elevata di quella terrestre, il cuore è costretto ad un affaticamento maggiore, che può essere in parte ridotto da questo accorgimento. La ragione principale sembrerebbe essere però una banale mancanza di spazio. Sembra, infatti, che per far fronte allo sforzo richiesto per pompare sangue in una gravità maggiore, il muscolo del miocardio debba essere più robusto e dunque più voluminoso di quello terrestre. Considerato anche il maggior volume dei polmoni vulcaniani, si comprende quale sia il problema di spazio. La ragione di un maggior volume polmonare nasce dalla necessità di acquisire un maggior volume di aria a causa di un’atmosfera più rarefatta. Una seconda ragione dipende dal probabile utilizzo dell’emocianina al posto dell’emoglobina per il trasporto di ossigeno. Questa molecola, che dovrebbe conferire al sangue un colore azzurrino (colore tuttavia portato verso il verde da alcuni altre componenti del sangue vulcaniano), é simile a quello degli organismi terrestri in cui è stata riscontrata (soprattutto crostacei e molluschi), ed è costituita da una particolare proteina utilizzante due atomi di rame, in luogo dell’atomo di ferro utilizzato dall’emoglobina, per “agganciare” le molecole d’ossigeno in sede polmonare (una teoria scientifica attualmente piuttosto diffusa sostiene tra l’altro che emocianina, emoglobina e un’altra molecola con due atomi di ferro, l’emeritrina, sarebbero prodotti dell’evoluzione di un’unica proteina con un unico atomo metallico). L’emocianina è tuttavia meno efficiente dell’emoglobina, riuscendo a trasportare, a parità di quantità, un numero inferiore di molecole di ossigeno (sapendo inoltre che un essere umano non potrebbe vivere se la sua emoglobina fosse sostituita da emocianina, se ne deduce che a parità di massa corporea, il fabbisogno di ossigeno di una Vulcaniano sia minore). L’espediente che l’organismo vulcaniano utilizza per compensare questo difetto è principalmente l’elevato numero di pulsazioni al minuto, che può arrivare anche a 230-250 contro le 70-80 del cuore umano. Sembra inoltre che la pressione sanguigna sia, in media, molto bassa. Un’altra differenza di grande importanza è quella riguardante la durata della vita. Pare infatti che un Vulcaniano possa vivere fino ed oltre 200 anni.

Ora, una questa più lunga durata della vita più alta può dipendere da diversi fattori: la condotta di vita sobria della popolazione vulcaniana, la dieta vegetariana, l’astensione da sostanze quali caffeina e teina (che peraltro non sembrano avere grande effetto su di loro), il movimento fisico e la meditazione, nonché i progressi in campo tecnologico, scientifico e medico sono senz’altro fattori positivi.

Tuttavia anche i Vulcaniani, come quasi tutte le altre specie della galassia, invecchiano e muoiono. Partendo dal presupposto che la stragrande maggioranza delle differenziazioni evolutive dipendono dalle caratteristiche specifiche dell’ambiente ed escludendo fattori esterni, quali malattie ed incidenti di vario genere, un’ipotesi è stata avanzata per giustificare questa particolarità. Prima è tuttavia necessaria una precisazione.

Ogni organismo umanoide, così come ogni organismo vivente, è composto da un gran numero di cellule, alcune delle quali non si riproducono (neuroni, cellule muscolari, ecc.) e quindi nel corso degli anni diminuiscono di numero,  altre invece si riproducono per mitosi, cioè tramite scissione di una cellula madre in due cellule figlie.  Col passare del tempo, il patrimonio genetico contenuto in ciascuna cellula si deteriora progressivamente a causa di fattori esterni (radiazioni, sostanze tossiche, radicali liberi, ecc.). Ne consegue perciò che le cellule figlie tenderanno ad ereditare un patrimonio genetico progressivamente più danneggiato di quello della generazione precedente. Inoltre, in aggiunta a questi meccanismi esiste una specie di automatismo interno, inserito nel DNA stesso, il quale è, in effetti, una sorta di programma di “autodistruzione”. Il meccanismo funziona pressappoco nel seguente modo: alle estremità di ogni catena di DNA si trovano delle piccole porzioni di DNA stesso chiamate telomeri, i quali hanno il compito si salvaguardare l’integrità del patrimonio genetico durante la replicazione, evitando la degradazione delle estremità della catena in fase di separazione. Durante ognuno di questi processi, una parte dei telomeri va perso, cosicché quando queste porzioni sono state consumate la cellula non può più riprodursi e muore.

La maggior longevità vulcaniana potrebbe essere dovuta perciò ad una maggiore lunghezza o durata dei telomeri, ma soprattutto a meccanismi migliori di protezione e riparazione del DNA. Ora, Vulcano orbita attorno alla stella 40 Eridani A, una stella arancione meno calda e luminosa del sole. Tuttavia si sa per certo che la luce su Vulcano sia è decisamente più intensa di quella presente sulla Terra, da che ne consegue che il pianeta sia più vicino alla sua stella di quanto la Terra sia vicina al Sole. La quantità di radiazioni sulla superficie deve essere perciò maggiore e forse proprio per questo l’evoluzione dell’organismo vulcaniano ha prodotto più efficienti sistemi di protezione del DNA, che hanno influito significativamente sulla longevità di questo popolo.

Sarek of VulcanConnessa all’invecchiamento è anche la comparsa di alcune malattie neurologiche degenerative quali la sindrome di Bendii, che rende progressivamente più difficile mantenere il controllo delle proprie emozioni.

In relazione invece alla diversa quantità di luce e radiazioni è interessante notare alcune differenze fra le strutture dell’occhio e le capacità visiva umane e vulcaniane. E’ possibile, infatti, ma non provato, che i Vulcaniani abbiano una capacità visiva leggermente più spostata verso la fascia infrarossa della luce visibile rispetto alla nostra.

Ciò che è invece provato è che i Vulcaniani hanno una palpebra interna che, forse più in passato che ora grazie alla migliorata qualità della vita, proteggerebbe automaticamente gli occhi  da una luce troppo intensa.

Viste le particolari condizioni ambientali di Vulcano è possibile che questa seconda palpebra sia in realtà un ripiegamento della congiuntiva che scorre sopra l’occhio difendendolo, oltre che dalla luce, anche da corpi estranei e agenti atmosferici (su Vulcano ci sono spesso forti venti), e contribuendo alla funzione di detersione e lubrificazione della palpebra principale.

T'Pol takes readingsPer ragioni analoghe (in particolare la rarefazione dell’atmosfera) anche le capacità uditive vulcaniane sono maggiormente sviluppate di quelle umane, risultato forse dovuto anche alla particolare conformazione del padiglione auricolare, che sembrerebbe “costruito” appositamente per cogliere suoni (quasi come una sorta di antenna) in simili condizioni ambientali.

Anche il senso dell’olfatto è particolarmente sviluppato nei Vulcaniani (si presume per ragioni simili a quelle sopraccitata), specialmente nelle donne, tanto che alcuni di loro trovano decisamente spiacevole l’odore caratteristico di altre razze.

Inoltre ci sono riferimenti occasionali riguardo ad altre capacità particolari dei Vulcaniani, quali una maggiore forza fisica (dovuta forse alla maggior gravità), particolari forme di termoregolazione e conservazione dei liquidi, la facoltà di concentrare le risorse dell’organismo in aree ferite o colpite da malattie per accelerarne la guarigione e la possibilità di resistere a lungo in mancanza di sonno, ma non è dato sapere se queste particolarità siano da attribuirsi ad un particolare addestramento psicofisico o a caratteristiche fisiologiche.

Infine si segnala, tra gli agenti esterni particolarmente dannosi per la fisiologia vulcaniana, il trellio-D, che agisce sui Vulcaniani come una potente neurotossina che compromette i percorsi sinaptici utilizzati per controllare le emozioni; un'esposizione prolungata provoca uno stato di follia irreversibile, mentre se l'esposizione è limitata nel tempo, il soggetto può essere curato con una rigenerazione sinaptica.

 

Flora e fauna

           Per quanto riguarda la flora caratteristica di Vulcano, non si hanno molte informazioni al riguardo, se non quelle deducibili dalla situazione climatica del pianeta. 

Dal punto di vista della fauna, invece, l’animale che certamente colpisce maggiormente è il sehlat. In merito alle abitudini di questo animale le informazioni sono, come sempre, piuttosto scarne, ma è possibile ricostruire un quadro realistico e abbastanza dettagliato delle caratteristiche salienti di questa specie.

Il sehlat viene descritto nella maggior parte delle fonti come una sorta di grosso orsacchiotto, dotato di zanne sporgenti di 15-20 centimetri ma comunque suscettibile di addestramento, tanto da essere considerato compagno di gioco perfetto per un bambino.

Con un buon margine di probabilità, il sehlat è un animale carnivoro. Questa informazione è deducibile da vari fattori. Per prima cosa, Vulcano è, come già detto, un pianeta estremamente arido la cui superficie è per la maggior parte desertica; è quindi probabile che la maggior parte delle forme di vita animali del pianeta siano carnivore.

Secondariamente, questo animale ha in sé tutte le caratteristiche del predatore: artigli, due canini lunghi e affilati, leggermente ricurvi, conseguente apertura mandibolare di almeno 95 gradi (fattore particolarmente importante per afferrare prede di grosse dimensioni) e una struttura fisica e muscolare (anche per dimensioni) simile a quella dei grandi felini della Terra. Inoltre, il sehlat è dotato di una folta pelliccia con funzione di protezione dagli agenti atmosferici e dall’intenso calore di Vulcano, e presumibilmente di una struttura fisica adatta all’immagazzinamento di una certa quantità di acqua.

Le abitudini predatorie del sehlat sono presumibilmente molto simili a quelle dei grandi predatori della Terra: si tratta probabilmente di animali con un forte senso territoriale che a volte porta a combattimenti anche violenti; di animali non abituati a cacciare in branco e che preferiscono sorprendere la preda piuttosto che fiaccarla in lunghi inseguimenti. Quando la necessità lo porta a cacciare prede molto grandi, il sehlat si comporta presumibilmente come l’estinta “tigre dai denti a sciabola”, cioè utilizzando i canini molto sviluppati e i potenti muscoli del collo per aggrapparsi al dorso o al retro della preda e provocarle gravi ferite.

La carcassa viene poi divorata in parte (dopo averne bevuto il sangue al fine di recuperare liquidi), nascosta perché non diventi preda di altri animali e consumata in breve tempo.

E’ possibile che il genere sehlat si articoli in un sottogenere domestico ed in uno selvatico, incrociabili tra loro e la cui differenza nacque in tempi antichi dall’abitudine di allevare cuccioli rimasti senza madre. Inizialmente si presume che l’animale fosse cacciato per difesa o per la sua pelliccia e non per ricavarne carne. In seguito il sehlat deve aver sviluppato abitudini di vita più mansuete, perdendo almeno in parte l’istinto alla caccia a favore della convivenza, tolleranza e a volte difesa del gruppo familiare. Inoltre, è possibile che il sehlat abbia sviluppato esigenze alimentari (oggi soddisfatte da preparati artificiali appositamente studiati) più vicine a quelle dei padroni vegetariani, fatto che ha favorito ulteriormente l’integrazione di questo animale nella società vulcaniana.

        Si ha inoltre notizia di altri piccoli animali del deserto quali ad esempio il merak, una sorta di piccolo gatto, il lematya e l’aspide, una specie di grosso scorpione.

 

 

Fonti

La maggior parte delle informazioni quivi presenti sono state tratte dall’Enciclopedia Ufficiale di Star Trek, ad opera di Micheal e Denise Okuda, che hanno a loro volta tratto le informazioni dagli episodi televisivi e dai film di Star Trek. In aggiunta, alcune informazioni derivano da letture e ricerche personali compiute dalla sottoscritta. Infine un grandissimo contributo è stato dato dall’Accademia Vulcaniana delle Scienze (specialmente per le sezioni  dedicate a famiglia, diritto e fisiologia) ed in particolare nella persona dell’ambasciatrice T’sun (Anna Perotti) e, indirettamente grazie ai suoi articoli pubblicati sull’ISTM, nella persona del tenente comandante Sooran (Salvatore Carboni), ufficiale scientifico della U.S.S. Capella.

Per ulteriori informazioni si vedano i lavori di approfondimento pubblicati dall’Accademia Vulcaniana delle Scienze.

 

 

Lunga vita e prosperità.

 

 


A cura del Capo Sezione Astrofisica della U.S.S. Curie

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